Referti medici e Intelligenza Artificiale: i rischi di un uso improprio

Referti medici e Intelligenza Artificiale: i rischi di un uso improprio

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E’ sempre più diffusa la pratica di caricare referti medici, radiografie o analisi cliniche su piattaforme di Intelligenza Artificiale generativa per chiedere interpretazioni o persino diagnosi sul proprio stato di salute. Il Garante per la Protezione dei Dati Personali, con un comunicato stampa del 30 luglio 2025, ha lanciato un chiaro allarme: questa abitudine può mettere seriamente a rischio non solo la privacy dei pazienti, ma anche la loro salute.

I dati sanitari

I dati sanitari hanno una tutela rafforzata perché rientrano nelle categorie particolari di dati personali disciplinate dall’art. 9 del GDPR. Si tratta di informazioni che possono rivelare aspetti intimi e delicati della vita di una persona e che, proprio per questo, sono soggette a un regime giuridico più rigoroso rispetto agli altri dati personali.

I rischi per la privacy

Analizzando in particolare i rischi inerenti la privacy, vanno considerati in particolare i seguenti aspetti:

Si pensi ad un utente che carica la propria TAC toracica su una piattaforma di IA. L’immagine, anche se priva di nome e cognome, contiene metadati che permettono di risalire al paziente. Se quella piattaforma subisse un attacco informatico, il referto potrebbe finire in mano a malintenzionati, con conseguenze su privacy, reputazione e persino assicurazioni.

I rischi per la salute

Quanto, invece, ai rischi inerenti la salute, vanno considerati:

Si pensi ad un paziente con sintomi neurologici che carica una risonanza magnetica cerebrale su un chatbot di IA che restituisce una risposta rassicurante. Convinto di non avere nulla di grave, rimanda la visita neurologica. Dopo settimane, si scopre che soffriva invece di un tumore al cervello diagnosticabile in fase precoce: tempo perso che può costargli cure più invasive e meno efficaci.

Conclusione: l’IA come supporto, non come scorciatoia

L’Intelligenza Artificiale ha un potenziale enorme per la medicina: può aiutare a diagnosticare prima alcune malattie, personalizzare i trattamenti e rendere più efficienti i sistemi sanitari. Tuttavia, il suo utilizzo improprio da parte dei cittadini – ad esempio per ottenere una “diagnosi fai-da-te” caricando un referto online – può rivelarsi un boomerang per privacy e salute.

La regola aurea rimane questa: nessuna IA può sostituire un medico. Le risposte generate da un algoritmo possono al massimo costituire un punto di partenza per un confronto con un professionista qualificato, mai un verdetto clinico.

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